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Daniel in the Den

mi svegliai nel bel mezzo della notte, mia sorella era sveglia ma faceva finta di dormire io sentivo soltanto litigare nell'altra stanza, quella dove si trovavano i miei provavo a riaddormentarmi, non ci riuscivo, chiedo a valentina "perché litigano?"e lei con la voce da sonno "non so forse per gianluca" diventava sempre più strana questa situazione, sempre più angosciante nessuno dei due riusciva a dormire e le grida diventavano sempre più forti più alte noi non riuscivamo a capire quello che stava succedendo quello che dicevano poi forse vale sembrava capire e poi la porta della loro stanza si è aperta valentina ha iniziato a piangere e papà di fretta e in mutande irrompe nella stanza urlando dicendo cose che non si capivano, poi va in soggiorno e sveglia luca e lo porta da noi in cameretta mia sorella continuava a piangere e poi papà urla "mamma mi ha tradito, m'ha messo le corna questa qua, per 10 mi ha tradito" e lì anche gianluca ha

La sposa del vento

In una tormenta impetuosa scivolavano colori tetri circondavano le nostre anime colme di brividi di sussurri fatti con l'amore e di baci ad olio ricordando i giorni dove le note erano l'unico suono che udivamo dove la tempera  asciugava le lacrime e il tempo sembrava addormentato A Vienna riecheggiava la bellezza del tuo volto una farballa libera in questo cielo dorato e il volto un po' pallido ma grazioso s'impadroniva del mio cuore sbiadito a tratti mi imprivevi dolore ma rapido s'allontava col ricordo delle tue labbra delle tue parole tumultuose onde che si scaglian su scogli bruni infestando l'aria di suoni celestiali fulmini scarichi sulle mie ossa fragili e i tuoi occhi salpano il mare allontanandosi dalla costa senza degnar saluto alle famiglie lasciando un'agonia irriparabile Nel vento spargesti le tue frasi decorate da libellule che infastidite volan via dalle ninfee piangenti e addolorate Mai svanirà il mio soffrire e parl

Un gabbiano

Un  gabbiano passò sul palazzo rosa tra l'antenna e la ringhiera del terrazzo una finestra si aprì poi dopo un'altra le luci dei balconi erano ancora accese e ci facevano compagnia il sole giaceva ancora nascosto il cielo iniziò ad abbracciarci così le nuvole divennero nere dalla gelosia e oscurarono i nostri visi poi il gabbiano tornò emanando un suono volò basso tra le auto in doppia fila tornò in alto tra le periferiche tra i fili delle nostre emozioni si pose ci guardava, unto dalla sporcizia non voleva crederci eppure eravamo fatti come lui di sostanze tossiche di bottiglie di plastica

Fiori di ciliegio

La lampadina della mia camera si accese faceva una luce forte, infastidiva gli occhi così li stropicciavamo, lentamente, per evitare di parlarci addosso Questi sguardi della mattina presto con gli occhi gonfi e la luce in faccia non riuscivamo più a pensare fluide parole scorrevano veloci eppure non sentivo niente L'intensità della lampadina crebbe e noi non ci vedevamo quasi più non vedevamo più cosa avevamo da dirci come eravamo vestiti, il nostro odore tutto scorreva e noi eravamo fermi il tempo si era illuso, noi ci amavamo E ci amavamo, tanto, come un fuoco la luce a poco a poco si spegneva i nostri occhi così si rilassarono avevamo la capacità quasi di baciarci mi hai stretto la mano ormai c'era il buio, nella stanza ma fuori sorgeva il sole il cielo era di un celeste chiaro c'era il silenzio e le parole degli uccelli che, già svegli, sussurravano parole  dalla strada vedevo le prime auto i lampioni erano anco

Le Città

Marciapiedi stanchi di pedoni che corrono sempre Le luci dei semafori erano sbiadite Le strisce pedonali quasi se ne andavano L'inchiostro dei palazzi quasi sembrava arte E la decadenza dei Notturni stava scomparendo Le insegne al neon si lamentavano spesso Le aiuole iniziarono a calpestarsi I cestini stracolmi iniziarono a piangere Le pedane dei disabili erano diventate pericolose Ci eravamo persi tutti i parcheggi Le acque dei fiumi erano petrolio I fari delle auto lacrimavano ogni giorno I Treni smisero di viaggiare Tutto sembrava senza senso Gli Autobus li avevamo messi in punizione Insieme ai Tram e alle Metro Le panchine si annoiavano Ormai non c'era più nessuno Nessuno si occupava più di loro Dimenticati, forse abbandonati Morivano lentamente E tu li aiuti a morire E tu li guardi morire

Mockingbird

Rami secchi e foglie brune raccoglievamo insieme per costruire il nostro nido tu prendevi anche la rugiada io cercavo dove andare Schegge di vetro nel nostro nido non riuscivamo a toglierle ti allontanavi Erano pericolose ero impaurito eri sempre più lontana era quasi l'alba Tra la nebbia scorgevo le tue lacrime che si formavano dalle tue paure Le strade erano asfaltate le rose non avevano più spine tra la terra non c'erano le tue impronte Eravamo deboli incapaci senza l'altro poi sei volata qui e ti sei tolta la scheggia È stata colpa mia e ora stai soffrendo ma dammi un solo bacio uno solo e torniamo insieme Non ci sarà più vetro né spine né segreti Dormivamo sereni nel nostro nido tu cercavi come amarmi tu cercavi come amarmi

Guido

Giocavamo insieme tu eri forte, alto, saggio mi tenevi per mano quando camminavamo mi riempivi ti regali andavamo al mare correvamo sulla sabbia io bussavo alla tua porta mi regalavi un dolce poi ti facevo arrabbiare e guardavamo la tv ti davo la mano spesso per alzarti dal divano per attraversare la strada per dirti che andrà tutto bene poi una ruga venne sul tuo volto ed iniziavi ad essere triste e io che ti dicevo che sarebbe andato tutto bene iniziavo ad essere triste anche io non riuscivi a camminare eri steso lì,  ancora forte, alto e saggio. ti portavo un regalo ma non poteva aiutare mi allontanai per un momento poi hai deciso di dormire poi hai deciso che era il momento giusto il momento giusto per andartene così ti ho lasciato la mano Mi manchi Nonno